Far «vivere» il contratto, passare alla fase dell’execution, «approfittare della straordinaria opportunità di rinnovamento culturale che abbiamo davanti a noi». Per Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, il tema è ora quello di tradurre in azioni concrete le linee guida definite nell’ultimo contratto dei metalmeccanici. Accordo siglato lo scorso novembre e in vigore fino al 2019, che prevede alcune novità rilevanti,in primis a partire dal legame tra salari e produttività.
L’occasione di confronto, in un evento organizzato da Assolombarda-Confindustria Milano Monza e Brianza è un incontro a Magenta, davanti agli imprenditori del territorio, all’interno di Disa, storica azienda metalmeccanica dell’area, impegnata nella produzione di componenti per l’industria automobilistica. «E questo contratto – spiega il presidente Nicolò Codini – ci mette a disposizione in effetti gli strumenti per crescere».
Produttività, welfare integrativo e formazione sono i tre cardini dell’intesa, con contenuti innovativi di ampia portata che ora devono essere tradotti in attività concrete.
«Vista la gravità della crisi e del momento storico che abbiamo affrontato e stiamo affrontando anche ora – spiega Franchi – con il sindacato – abbiamo capito che era il momento di fare qualcosa insieme, e così è stato».
Tra le sfide più rilevanti, proprio quella di accelerare sulla contrattazione aziendale, perché al momento solo il 35% delle aziende metalmeccaniche prevede un premio di risultato legato alla produttività.
«Noi lo abbiamo da 20 anni – spiega Codini – e ha portato qui in Disa la pace sociale, oltre che la soddisfazione di tutti. E non si tratta affatto di un depauperamento di risorse aziendali, bensì di di un incremento del bene comune».
«La soglia del 35% delle imprese va superata – spiega il Presidente di Assolombarda Carlo Bonomi – innescando un circolo virtuoso che porti alla crescita dei risultati, dei salari, dei consumi e complessivamente alla ripresa del Paese. Questo nuovo contratto costituisce una scelta coraggiosa delle parti per recuperare produttività, posti di lavoro e competitività. Risponde sul piano salariale in relazione all’andamento dell’inflazione dell’anno precedente ma nel contempo demanda alla contrattazione aziendale la ridistribuzione ai lavoratori di quote della ricchezza prodotta in azienda. Svolge poi un’importante azione sul piano del welfare con le novità in materia di welfare aziendale, assistenza sanitaria integrativa e previdenza complementare».
Ma per assecondare i segnali di ripresa del Paese occorre anche fare di più, intervenendo sul Jobs Act, con particolare riferimento alle politiche attive e alla disoccupazione giovanile.
«Per incentivare l’assunzione dei giovani – aggiunge Bonomi – servirebbe una decontribuzione del 100%, il 50% rischia di non esser sufficiente»
Di Luca Orlando ( Il Sole 24 Ore)